IL SEGNO E LA MEMORIA Macherio 2012 (45 immagini)

Sabato 21 gennaio 2012 presso la sala mostre in 'Corte del Cagnat' a Macherio, un nutrito pubblico e' intervenuto alla inaugurazione della mostra-evento 'Il segno e la memoria'. Organizzata con il patrocinio del Comune di Macherio ed il contributo dell'A.N.P.I. Sezione Elisa Sala di Macherio-Sovico, rimarra' aperta fino al 5 febbraio.
Nel titolo 'Il segno e la memoria' troviamo il connubio fra l'espressionismo verista delle grafiche e la collocazione temporale dell'esposizione che comprende venerdi' 27 gennaio 'giorno della memoria'.
Fra i presenti alla vernice, l'assessore ai servizi sociali Vittore Vezzoli, il Sindaco Giancarlo Porta, l'ex sindaco Mariarosa Redaelli e il prof. Pier Franco Bertazzini critico d'arte ex sindaco di Monza, rappresentanti della scuola media di Macherio.
Alla mia presentazione sono seguiti gli intervenuti del sindaco Porta del prof. Bertazzini del figlio dello scomparso artista Antonio Galbiati, Fulvio e della moglie Galbiati Elli Chiara che ha donato al Comune di Macherio un'opera del marito dal titolo 'Danzatrici sotto la torre (Giussano)' realizzata in tecnica mista su cartoncino nel 1996.
Le opere in esposizione sono una selezione di 53 su 83 opere, di cui 3 oli, realizzate negli anni '40-'50 aventi come tema il periodo bellico, opere gentilmente concesse dalla famiglia dello scomparso artista brianzolo Antonio Galbiati.
La pittura e la grafica di Galbiati si riferisce ad una pittura figurativa-verista, in cui il segno e' il cardine del linguaggio espressivo. La forza espressiva e la durezza del segno richiamano alla mente per affinita', gli espressionisti George Grosz e Otto Dix, i quali con le loro opere di satira e di denuncia, negli anni che precedono l'avvento del nazismo, esasperano dell'espressionismo, il realismo drammatico. Un richiamo, epurato dal sarcasmo della satira, che in Galbiati ritroviamo in particolar modo nella durezza del linguaggio e della cromia, dove il nero del segno predomina sul colore. Come possiamo notare le opere di questo periodo sono in prevalenza su supporti cartacei, le difficolta' imposte dalla guerra non permettevano certo un grande uso di tele ed il foglio di carta diventa il primo mezzo disponibile per raccontare, esprimere le proprie emozioni.
In mostra troviamo diverse chine policrome, dove la colorazione e' successiva agli anni '50, ci troviamo quindi difronte, ad una rilettura delle opere eseguite in bianco e nero negli anni '40, forse per renderle meno cruente. Una grafica caratterizzata da un tratto forte e sicuro, con segni dai diversi spessori che affiancati a decisi punti di luce - il bianco della carta - conferiscono ai lavori ritmo e profondita'. Tutti elementi che rendono le opere di Galbiati profonde, dinamiche e donano alle opere un senso di movimento e plasticita' nonostante le sue figure siano tendenzialmente scultoree, ma soprattutto rimarcano la drammaticita' della rappresentazione. Una dirompente forza espressiva che alterna la crudezza del segno all'armonia della composizione, con inusuali tagli scenici. In queste opere di Antonio Galbiati trovo espresso anche un desiderio da cronista di quel sofferto periodo storico.
Luigi Consonni
(curatore della mostra)

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